Quadri – di Mario Tomai

Quadri – di Mario Tomai

22 Febbraio 2023 Off di Francesco Biagi

Quadri di Ruggero Savinio

 

I

 

 

La colomba minacciata dall’uomo d’ombra

 

Sfilacciato e dissolto

se l’uomo d’ombra s’affaccia

dalla soglia di notte

sogguarda

sollevata la tenda

la sua mano appoggiata al divano

nell’angolo oscuro

scivola un astro amaranto

come una lenta lumaca

sul muro di luce

(hai cacciato di casa

la serva straniera

la sua bocca che sanguina

per paura che ti sorprenda la tenebra)

lui guarda e sospira

la promessa mai mantenuta

la carezza da cui lo separa

una voragine luce.

 

II

 

 

La colombe menacée par l’homme d’ombre

 

L’astro amaranto

è sceso lentamente al suolo

incendiando di ardenti ombre scagliate

di torsioni fluenti

la muraglia di luce

(dietro si estende la materia oscura

delle ossa materne

la cupa desiderante potenza

nel profondo racchiusa)

lui attraversa la soglia abbandona

al suo enigma la sfinge di luce

verso un esile azzurro cammina

prende o perde lentamente figura

cerca forma o trascorre

– oltre l’incerta soglia

sulla parete di luce hai dipinto

un quadro di sfolgoranti fantasmi

di filamenti lucenti

più lucenti del sole.

 

III

 

 

Notte abitata

 

Inatteso ed escluso

aspetta davanti alla porta di luce

innascibile si contorce e si aggruma

in contorni sfaldati

l’Oscuro

sgorgato dalla sorgente di ombra

cerca di sé figura

dolente

di attimi perduti

si affanna in consistenza

nel gorgo che lo disfa.

 

IV

 

 

I fiori e le montagne

 

Se dall’intimo fuoco della terra

sorge offerta

la tua trama di rose

la nascita squarcia il grembo delle rocce

divarica le ombre violente

del magma che ti genera e risuona

e sempre

trascorrendo tramuta.

 

Un quadro di Klee

 

 

Precipita la rondine folle

dal cielo fiammante

a un cespuglio di terra

tra le ombre volanti

della luna e del sole

penetra nello stigma oscillante

getta un seme cieco di voglia

nel buio stilo lunare

per generare

pruni oscuri di lava

grumi di lame di guerra

ombre sommerse

che chiamano dal mare

e si dissolvono in grida d’argento

nella luce appannata

revocando i contorni.

 

Fairy tale

 

Col corpo piagato

attendi sfinito

davanti alla porta chiusa del cielo

troppo fioca è la voce

per compiere l’opera

non la sente l’oceano di ombre

che s’avventa alla proda

e ancora ancora inneggia

all’oscuro disfattore di anime

che accarezza le alghe sul capo

degli annegati

nella luce muta.

 

Cena in Emmaus

 

Quando trema e scompare la presenza

e fiammando trascorre

troppo fioca è la voce per parlare

e lucendo la forza viene meno

per spezzare il pane –

resta vuota la sedia

e dal muro s’irradia

a lettere di luce

una scritta di revoca

sopra il vuoto del tempo che s’oscura.

 

[L’immagine di copertina è di Rembrandt, La cena ad Emmaus, 1649]