Poesie, estratto da “Riscritture” – di Francesco Siciliano Mangone

Poesie, estratto da “Riscritture” – di Francesco Siciliano Mangone

24 Ottobre 2022 Off di Francesco Biagi

Sul duplice chiarore

 

 

a F. Hölderlin,

al suo Empedocle inconcluso

 

 

Lo spazio scenico: Il golfo di Sibari. La cavea che da Oriente giunge a Occidente, tenendo per fondale la Sila greca.

Presenze mitiche L’Occaso, il giorno morente; Una luna matriarcale, la sospensione; il dio che viene con lo specchio solare.

Punto di vista: Una sera di agosto dal mio balcone notturno.

 

 

*** 

L’Occaso, il giorno morente

 

Sorta dalle acque d’Oriente spinge

a compiersi il ciclo di sua sorte

giù nell’antro della Madre ctonia.

 

Occaso, attende ancora le segrete

affinità di luce e buio, in equilibrio

nella durata minuta d’un fuori tempo.

 

Il declino, spettacolo di sangue,

ci accolse a mostrare l’orrido

che s’appalesa al tellurico materno;

 

l’attesa che necessità di natura

faccia giustizia sul bordo del

giorno e lasci il passo al nuovo.

 

 

***

Una luna matriarcale, la sospensione

 

Ecco il duplice chiarore sul golfo

di mare, l’attesa vestibolare

d’una luna matriarca, nave livida.

 

Sarebbe dignità e rispetto, il dovuto

ai viventi che intriga e promette

immagini di felicità dialettiche?

 

Meritiamo di più di ciò che abbiamo

e attendiamo fidenti gli amici fedeli

d’un tempo, darci coraggio e agire:

 

la tessitura dei possibili sorgenti

permette d’intuire ciò che deve

passare e ciò che resta per tutti.

 

 

***

Il dio veniente: lo specchio solare

 

Sul carro, dall’acqua di mare, incalza

l’avvento del giorno a spezzare

l’incanto che sospende la notte.

 

Dovremmo tornare a guardare come

nel tempo di lotte, riprendere il simbolo

che non offende; il logos dei poeti.

 

Otterremmo in cambio del vecchio

sguardo estrattivo il correlato di ciò

che accomuna e riconosce fratelli.

 

La pluralità germinale insorta che

chiede spazio al destino tragico o

soverchiato implode alle porte di casa.

 

 

 ***

Il compimento dell’arco

 

Oltre il conflitto degli opposti

nulla giunge al chiarore che salva.

Si rovescia necessità d’un tempo e

 

dal fondo ctonio esala una

folle danza per gli umani

in faccia al florilegio dei possibili:

 

l’esser-per-la-morte!

 

Seppure estenuato nella latenza

della storia, il poeta sorge alla

forza originante: polifonia di voci.

 

Ricompone nel tempo dato

la misura ch’è del reale dissolto,

a compiere lo Spirito dell’epoca.

 

***

Per finire

 

a Franco Fortini

Per finire,

ma non c’è mai una vera fine,

dell’oggi di concreta vita

il ricovero in degna forma

è prassi la poesia (tema antico se vogliamo).

Il volersi del tutto

progetto del futuro ch’è “sogno d’una cosa”.

 

Così ch’ogni vita è

valore d’ogni forma; è mediazione

etico-politica che accoglie con giustizia gli opposti.

 

Il tutto del progetto agognato -lo

splendore del giorno, per esempio- prende

forza dalle notti di tumulti e dualità (contese

mai sedate di patrizi e plebei).

Si fa

oltranza, dunque, straniamento del saputo, e

solo mostrandone le ferite, le ingiurie del tempo,

ci eleva di rango a mostrarne

l’alterità che salva.

 

 

Immagine: Ruggero Savinio, Hölderlin in viaggio, 1971