Antonio Prete – Poesie

Antonio Prete – Poesie

16 Gennaio 2020 Off di Mario Pezzella

Pubblichiamo alcune poesie inedite di Antonio Prete, in anticipazione sul numero 3 di Altraparola.

 

 

La porta dell’inverno

 

Il sole è una torcia gelata

dietro veli di platino.

I pioppi lungo il canale,

nere dita sopra il viso del cielo.

 

Dentro i cespugli di morte ginestre

il cane aspira profumi d’impronte.

 

Voci salgono verso la fontana,

con loro un tenue calpestio :

vengono da anni spogli di giorni,

spogli di ore.

 

La luce dileguando si nasconde

nel battito cardiaco della sera.

 

 

 

 

Meriggio

 

Il mare, ora, riluce d’un azzurro

quieto. In alto, la gloria fuggitiva

delle nuvole, contro un cielo ubriaco

della sua profondità. Sulla riva

le tamerici, che il vento arabesca

di tremori.

 

Quale stellare nodo

ha con questo fulgore una segreta

rispondenza?

In quale arca d’incognita

trasparenza potrà serbarsi il trionfo

di questo istante?

 

La sparizione, cuore nebuloso

dell’ora, non offusca il palpito

di luce che dell’aria è vaga trama.

 

 

 

     Nozione dell’alba

 

                             Extensión del vacío

                              en las estancias del amanecer.

                                

                             (J. Á. Valente, El Fulgor)

 

 

Il vento dalla finestra flagella

il vuoto della stanza.

Sei il ricordo che la luce disrama.

Deserto di parole nella bocca.

 

Il desiderio, insonnia delle sillabe,

arsura dei pensieri.

 

Nessun porto offre riparo

all’ala del tuo volo.

 

Nel pulsare delle arterie,

il suono della tua assenza.

Obliquo, il mattino intorpidisce

i nomi delle cose.

 

 

 Acqua

 

Diroccia, balza, l’acqua, s’inargenta,

rinasce in rivo con scaglie di blu,

s’avvalla lenta lungo greti, il cielo

nelle sue anse.

Il fiotto del suo canto

è tempo, tempo quella sua abbagliata

aridità.

 

Gorgoglia poi tra i pioppi,

rilampeggia, s’inombra, lontanando

tra argini che si spengono,

poi la luna l’accende

di tremolanti fulgori, ne acquieta

l’affanno per la perduta sorgente.

 

 

Così, in giorni levigati dal vento,

questo andare sotto le stelle di uomini

e animali, lontani dal principio,

incerti della meta.

 

 

 

 

 

 

Al tu dell’assenza

 

Sei il vuoto che vanifica il presagio,

il tarlo che corrode la speranza,

la vela che è fantasma nel naufragio,

il niente che col niente fa alleanza.

 

Sei la tenebra che inghiotte le forme,

la nube che si dissipa nel vento,

il passo che cancella tutte le orme,

la cenere d’un fuoco nato spento.

 

Sei la mancanza vestita di gloria,

il respiro senz’aria della storia.

Sei il miraggio che riscatta l’offesa,

l’assenza che vivifica l’attesa.