Il ritorno di Nane e altre magie di Liànogiu Biascà – di Luca Lenzini

Il ritorno di Nane e altre magie di Liànogiu Biascà – di Luca Lenzini

31 Ottobre 2019 Off di Francesco Biagi

È forse un segno dei tempi che Nane Oca, il personaggio che dal 1992 è all’opera, per conto di Giuliano Scabia, nei reami più vertiginosi e misteriosi della fantasia, nel nuovo episodio del ciclo che porta il suo nome esplori il «lato oscuro» del mondo[i] – e quindi di tutti: di Nane, di Scabia e di noi. Già nell’Azione perfetta, del 2016, la storia collettiva entrava in scena con precise circostanze nell’ordito favoloso e visionario della scrittura; e ora essa si svela, nei suoi versanti più feroci e disumani, quali ogni giorno a piene mani dispensa la cronaca, come passaggio obbligato e quasi rituale in un percorso che quanto più pare rapsodico, tanto più obbedisce a istanze cogenti, assolute. Popolato dal coro dei personaggi che da sempre accompagnano la ricerca di Nane, orchestrato nella festosa «stralingua» che rinomina e sublima in poesia ogni aspetto del reale, messo in musica nello spartito terrestre e celestiale che cadenza i ritmi dell’opera-mondo (fitta di mappe e di segni, figure ed emblemi) qui libro di Scabia costeggia come mai prima le arie di Prospero (e chi, se non questo suo erede sperimentale e ultramoderno, poteva intestarsi un tale onore?): «Va’, mondo. Che musica fai rotolando! Quando i maestri cantori parlarono del cuore gentile di certo pensavano a noi del Pavano, a Nane Oca e ai fiori coltivati per Rosalinda […] Aiutatemi, ragazze Muse leggere e montanarine […] E voi, poeti del platano alto, aiutatemi. E voi, pavanti stelle, illuminatemi.» (Invocazione del Puliero alle Muse e ai poeti maestri, pp. 177/178). Ed è proprio la reiterata comparsa sulla pagina (o scena) dell’«autore, cioè io» a legittimare la coincidenza tra il discorso-cantare narrativo ed un monologo orale e plurale che valica sistematicamente i generi, ogni volta toccando nel transfert tra io e personaggi i confini del narrabile-dicibile, con una grazia ineffabile e tangibilissima. Un tratto di giovanile spavalderia si fonde, così, con una sapienza di lungo corso, così epica e lirica si ricongiungono; e un che di consuntivo e insieme di aperto, anzi interminabile, trasporta il lettore lungo la trama delle rivelazioni e degli incontri (la «Grande Anima» e la «Tigre del Bengala», il «re del mondo» e il Leviatano…) di cui Nane, ancora una volta, si fa carico e ci fa dono.

Il confronto con il Negativo, dunque, non è per nulla rimosso dall’universo artistico di Scabia, in apparenza inesauribile, errante e giocoso. Al contrario, si direbbe che la rimozione stessa sia contestata e vinta nel Lato oscuro, con il fare affermativo di chi si è battuto, frontalmente, contro il male dilagante. Le favole del Pavano, a loro volta, traggono vita e sostanza dalla multiforme dialettica di Eros e Thanatos, alto e basso, reale e fantasia, Ariel e Prospero, che in una allegoria infinita coinvolge l’autore-regista ed i suoi attori, sempre in movimento, sempre in cammino (e quindi con i piedi ben piantati per terra): «E noi, l’autore, ci allontaniamo pian piano  e camminiamo verso dove, chissà.» p. 218). Così l’explicit; e poco prima una memorabile tirata-tour de force aveva chiamato sul proscenio tutti gli abitanti del ciclo, a prendersi il dovuto saluto e omaggio.

Chi poi del cammino dell’autore volesse conoscere le origini ed esplorare i dintorni ha ora a disposizione uno strumento non meno affabulante e generoso (di storie e di sorprese), che come una lezione all’aperto riepiloga oltre un cinquantennio di arte vissuta: la raccolta di interventi intitolata Una signora impressionante[ii], che raduna pagine di memoria e resoconti di avventure musicali e teatrali (tra cui spicca A Roncisvalle con Mimmo Cuticchio e Mimmo Paladino), riflessioni e dialoghi sulla poesia, il teatro, la politica, la metrica, la pittura, le città visibili e invisibili. Tra Manzoni, Dante, Pasolini, Bonvesin de la Riva, Ruzante, Basaglia, Aristofane, Vedova, Pasternak, Milano e Bertipaglia, Padova ed i Colli Euganei prende forma una mappa che designa e documenta una tradizione vivente, reinventata come la «stralingua» ma affondante in un terreno (o bosco) antichissimo, humus secolare e meta di ricognizioni e ritorni. Non ci si stupisce perciò di apprendere dalla Lettera di Liànogiu Biascà del laùm da Bertipaia a Tuogno dei Lucamari del Ferùme da Camìn sopra la realtà delle visioni che detto Liànogiu-Giuliano, qualche tempo fa, sia andato in Svezia per un sopralluogo nella villa Lilien Krona dove Guido il Puliero aveva ricevuto il Premio Nobel nella Straordinaria seduta dell’Accademia di Svezia raccontata Nel lato oscuro (pp. 191-195): mai un così fantastico premio fu più meritato.

 

Note:

 

[i] Giuliano Scabia, Il lato oscuro di Nane Oca con disegni dell’autore, Torino, Einaudi, 2019. Tutti editi da Einaudi i precedenti Nane Oca (1992), Le foreste sorelle. Nuove straordinarie avventure di Nane Oca (2002); Nane Oca rivelato (2006); a cui si affiancano In capo al mondo (1990), Lorenzo e Cecilia (2000), L’azione perfetta (2016).

[ii] Id., Una signora impressionante. Della poesia e del teatro il corpo, Bellinzona, Casagrande, 2019.